74 anni sono passati dal referendum con cui gli italiani, dopo 85 anni di regno della dinastia dei Savoia (di cui 20 di dittatura fascista, conclusa durante la Seconda Guerra Mondiale), scelsero di far diventare l’Italia una Repubblica costituzionale, abolendo la monarchia.
Quest’anno la festa della nostra Repubblica ha un altro sapore, quello di una Italia che deve rinascere ancora una volta dalle sue ceneri, provocate questa volta da una Pandemia che da più parti è stata definita una guerra contro un nemico invisibile. Ma le guerre portano odio e la Pandemia ha invece provocato un effetto di identità nazionale diverso da quello di una guerra. L’unico nemico era ed è tutt’ora un virus, qualcosa di invisibile ed infinitamente piccolo che, tuttavia, ha avuto effetti devastanti per le migliaia di morti che ha provocato e per la crisi economica che ha lasciato, oltre al diverso modo di vivere la nostra quotidianità.
Gli italiani sono stati tutti protagonisti di questa “guerra” contro l’ignoto. Chiusi dentro casa per proteggere se stessi e gli altri, in molti hanno esposto il tricolore e cantato dai balconi l’inno d’Italia, scene che negli ultimi decenni si vedevano solo in occasione dei mondiali di calcio.
Ed è nell’esposizione di quella bandiera e nell’ascolto di quelle note che ci siamo sentiti veramente italiani e non solo gli “azzurri” che scendono in campo.
Gli occhi e le orecchie del massone sono stati catturati dal simbolo rappresentato da quei colori e dalle parole dell’inno. E i brividi correvano lungo la schiena. Quanti morti perché la bandiera potesse sventolare libera dall’oppressione e l’inno d’Italia cantato quale simbolo di una libertà ritrovata. Ma queste sono emozioni che possono raccontare solo chi ha vissuto la guerra e molti di essi la Pandemia li ha portati via. Proprio quegli anziani che ci consentono oggi di sbandierare il tricolore e cantare dai balconi l’inno di Mameli, sono state le maggiori vittime di questo nemico invisibile.
È come sentirsi orfani di tanti racconti, della memoria storica, e non importa di quale fazione politica; improvvisamente manca la voce di chi ha vissuto un pezzo di storia che ognuno deve avere la libertà di giudicare e che la nostra Costituzione garantisce a tutti senza limiti, la libertà di pensiero e della sua manifestazione.
C’è chi da una parte ricorda le gesta dei partigiani e chi le stragi che hanno compiuto, racconti in nome di un ideale che oggi non è, e non può più, essere attuale e questa Pandemia ce lo ha dimostrato. Certamente conoscere la storia serve a tutti noi per sapere da dove veniamo e chi siamo ma serve, soprattutto, per guardare avanti ed evitare gli errori e gli orrori del passato.
Ed è sulla progettualità che l’Italia con le sue Istituzioni deve concentrarsi e con esse noi tutti, perché ognuno di noi è l’Italia.
I massoni, checché ne dicano coloro che utilizzano le parole “Massoneria” e “massoni” impropriamente perché non hanno interesse a verificare seriamente cosa essa sia, onorano la loro patria al punto che nessun Tempio massonico è privo della bandiera d’Italia e si impegnano a rispettare le leggi italiane. Non basta. In occasione dei loro festeggiamenti il primo brindisi è sempre indirizzato al Presidente della Repubblica. Nessuna altra associazione probabilmente è così devota al proprio paese, eppure … la caccia al massone è sempre aperta, ma questo è un altro discorso.
Tutti dobbiamo continuare a fare la nostra parte, esattamente come abbiamo fatto nei mesi di lockdown.
Certamente non sarà facile per chi non ha più i mezzi economici per sostenere le proprie attività e le famiglie, non sarà facile per chi appena conclusi gli studi, con tanti sogni nel cassetto, non riuscirà a trovare appagamento nei pochi sbocchi lavorativi che il mercato potrà offrire.
Nulla sarà facile, ma questo non dovrà mai costituire un pretesto o un alibi per perdere di vista i valori che devono contraddistinguere il massone e la Massoneria. Sarà necessario fare ricorso a tutto ciò che abbiamo appreso in Tempio per rimanere in equilibrio, evitando le false scorciatoie che possono portare solo ad un effimero successo a discapito della Forza, della Bellezza e della Saggezza che sono il binario delle nostre azioni.
Ci troveremo a vivere un “dopoguerra” esattamente come i nostri padri 74 anni fa e, dai loro successi ed errori, dobbiamo prendere spunto per rialzarci, per ri- nascere come sappiamo fare e secondo il significato simbolico che siamo soliti dare a questo ciclo ininterrotto della nostra esistenza: morire per rinascere a se stessi.
Saremo uomini e donne nuovi che avranno appreso nuove lezioni e, lasciando fuori i metalli dal nostro Tempio interiore, ci avvieremo a costruire una nuova Italia in cui vivranno i nostri figli e nipoti ed è una grande responsabilità quella che grava su tutti noi. Non possiamo pensare solo al presente ma gettare le basi di ciò che dovremo e vorremmo essere. Troppe volte abbiamo agito in modo egoistico e gli effetti di tali azioni si sono inevitabilmente manifestate con le varie crisi, soprattutto economiche che hanno colpito il nostro paese. Progettualità significa guardare oltre e non navigare a vista per uscire dalla crisi del momento. Progettualità significa pensare all’Italia come una grande azienda in cui noi tutti siamo azionisti e non dipendenti. Significa anche, e soprattutto, dare ascolto a tutte le proposte innovative per farne una equilibrata sintesi.
Abbiamo sempre bandito, e continueremo a farlo soprattutto ora, la faziosità ideologica. Non dobbiamo perdere tempo in aridi scontri intellettuali. Nel rispetto del proprio interlocutore, indipendentemente dalle sue ideologie, dobbiamo ascoltare l’opinione diversa perché è nel sano incontro e scontro delle idee che possono nascere nuove proposte costruttive per il bene della comunità e dell’umanità tutta. Essere tutti d’accordo non serve a nulla se non si trova la soluzione e questa spesso si trova proprio nella fucina rumorosa delle idee di tutti. È così che è nata l’Italia.
Auguri Repubblica. Auguri a tutti noi.