Si è parlato a lungo, in ogni sede, istituzionale e non, del rientro in presenza degli istituti superiori. La scuola non è mai stata così al centro del dibattito politico e sociale, come in quest’ultimo anno. E per quanto questo abbia costretto l’Italia a pensare e ad investire di più sull’istruzione, d’altro canto ha portato la scuola su un terreno di scontro tra le varie forze politiche, con i risultati che tutti ben vediamo. Il sistema universitario, invece, è praticamente scomparso dal dibattito pubblico e non si capisce perché questo governo ha voluto dividere in due il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca.
La date proposte dal Governo per riportare in classe i ragazzi del secondo ciclo, anche se solo al 50%, è slittata più volte. Ma sono molte le Regioni che comunque hanno optato per una proroga ulteriore, addirittura al 1° febbraio, come Veneto, Friuli Venezia Giulia e Marche. L’opinione pubblica è spaccata tra chi vuole riportare subito a scuola gli studenti e chi invece chiede la prosecuzione della DaD fino al termine dell’emergenza sanitaria.
La stessa categoria dei docenti è divisa tra coloro che vorrebbero tornare in aula al più presto e chi ha paura, perché non ritiene ad oggi le classi sufficientemente sicure. Anche tra gli esperti c’è chi non considera le scuole responsabili della seconda ondata e chi invece è più cauto e preferisce non esporsi.
A questo si aggiunga la campagna vaccinale appena iniziata, che non prevede, tra le categorie più a rischio, i docenti e il personale scolastico. Anche rispetto a questo c’è da dire che, secondo recenti sondaggi, gli insegnanti non sarebbero poi così disposti a sottoporsi al vaccino. E qui si pone un altro dilemma dei possibili licenziamenti per i dipendenti pubblici che non vogliono sottoporsi alla vaccinazione.
Insomma, trovare la quadra in questa situazione non è affatto facile.
Quello che è certo è che una parte della popolazione italiana, gli adolescenti, risulta molto sacrificata. Il diritto alla salute in questo momento prevale sul diritto all’istruzione, per quanto garantito dalla DaD. Interroghiamoci per mettere sul piatto della bilancia pregi e limiti della DaD, opportunità e criticità di quello che ha rappresentato, di fatto, un epocale esperimento educativo-scolastico, e trarne impressioni e spunti per correzioni e miglioramenti nel futuro.
Pregi della DaD
- Apertura della Scuola al digitale che è parte integrante della vita dei giovani: la tragica pandemia ha accelerato la rivoluzione digitale della scuola che era comunque inesorabilmente alle porte, in quanto il linguaggio digitale è quello che i giovani maggiormente utilizzano per informarsi, comunicare e confrontarsi, e la scuola non può restarne fuori.
- Proseguimento dei programmi scolastici e preservazione degli apprendimenti nonostante lo stop della scuola in presenza, causa il rischio di diffusione del Coronavirus.
- Organizzazione della giornata degli studenti, mantenendo orari e impegni durante il lockdown, che altrimenti rischiava di trasformarsi in un abulico spazio vuoto.
- Insegnamento ai giovani a non arrendersi e non rinunciare, a trasformare le difficoltà in opportunità, a mettersi in gioco e reiventarsi, ad adattarsi ed essere flessibili.
- Veicolo di nuovi messaggi educativi e formativi: rispettare gli orari per trovarsi riuniti alla stessa ora, imparare a gestire una video-conferenza di gruppo, con le sue regole di “galateo” per prendere la parola o interagire con gli altri, usare il web per realizzare collaborazioni e gruppi di lavoro, ampliare le conoscenze tramite il supporto di video didattici, film, e-book.
Limiti della DaD
- Problemi di connettività: cattiva qualità o assenza della connessione di rete è stato un problema che ha afflitto docenti e studenti. Molti alunni non hanno a casa una linea internet, oppure il collegamento fisso non è così veloce e potente da supportare un svolgimento fluido delle lezioni; molti hanno sopperito con il collegamento hotspot mobile, ma la copertura del segnale può essere scarsa e la connessione instabile, oppure in breve tempo hanno consumato i giga a disposizione sui cellulari.
- Mancata disponibilità dei device: spesso in famiglia non c’è disponibilità di dispositivi (computer, tablet…) adeguati e sufficienti per permettere a tutti i componenti di studiare o lavorare nello stesso momento. Causa assenza di device o internet, la DaD, secondo i dati del Ministero dell’istruzione, non ha raggiunto il 20% degli studenti.
- Inadeguatezza degli spazi domestici: gli adolescenti in contesti familiari svantaggiati hanno difficoltà a seguire le lezioni e studiare a casa, per sovraffollamento, mancanza di spazi, confusione ambientale, clima familiare caratterizzato da cattiva qualità delle relazioni interne.
- Aumento delle diseguaglianze: il rischio è che la didattica digitale abbia acuito diseguaglianze già esistenti, rendendo la scuola meno “inclusiva” per gli alunni con scompenso di opportunità rispetto ai coetanei, causa la provenienza da famiglie fragili, con pochi strumenti culturali e povertà educativa, i quali, avendo minore o nullo accesso agli ausili didattici/informatici, restano “indietro”, prigionieri di situazioni di svantaggio e ghettizzazione che ne precludono, di fatto, il diritto allo studio e a una istruzione di qualità.
- Difficoltà a rendere le lezioni interattive: la DaD si configura come una lezione di tipo “frontale”, con l’insegnante che tiene la conferenza e gli alunni che ascoltano, e rappresenta in un certo senso una regressione rispetto alla interattività delle lezioni in aula. La grande difficoltà per gli insegnanti è mantenere viva on-line l’attenzione dei discenti, in quanto non essendo vicini sono privati di tutte le possibilità di intercettare chi si distrae, è stanco, è turbato, è svogliato… Anche i ragazzi sono costretti a un notevole sforzo per partecipare alle lezioni digitali, pressati dalla richiesta di un’attenzione continuativa senza la possibilità di rinforzo dallo sguardo empatico al docente o ai compagni.
- Giornate di scuola infinite: tra video-lezioni, studio, compiti, ricerche, esercizi, interrogazioni e verifiche, molti studenti percepiscono la DaD come un carico di lavoro nettamente aumentato rispetto alla scuola tradizionale, soprattutto quando i professori non sono ben coordinati tra loro e gli alunni devono seguire lezioni o verifiche a tutte le ore, a volte in orari impensabili in tempi scolastici.
- Peggioramento degli apprendimenti: sembra che la DaD abbia aumentato la difficoltà di concentrazione degli studenti, causa probabilmente l’eccessivo tempo che ogni giorno trascorrono davanti allo schermo dei computer o smartphone, a dispetto del bisogno fisiologico per ricaricare la mente di diversificare le attività per distrarsi e gratificarsi, che li rende troppo stanchi per apprendere, e anche perché ricorrono troppo spesso agli assistenti digitali di Apple e Android per trovare risposte alle domande e si distraggono con i videogiochi.
- Overdose di tecnologia: tra impegno con la DaD, videochiamate e chat con gli amici, contatti con i parenti, uso di social-network e video-giochi, attenzione alle news per tenersi informati sulla crisi sanitaria, programmi web di cinema, musica, serie tv, e-sport, cucina, canali gestiti da youtubers… per molti alunni il tempo passato al pc si allunga a dismisura. I dati dicono che nel periodo del lockdown, pur partendo da basi già elevate, è letteralmente lievitato il numero di ore che i ragazzi hanno passato online.
- Studi clinici dimostrano che l’eccessiva esposizione al web può comportare problemi emotivi e sociali (sbalzi improvvisi di umore, riduzione dell’empatia, irritabilità, comportamenti aggressivi), compromissione del rendimento scolastico o lavorativo, riduzione di concentrazione e memoria, difficoltà nella gestione degli impegni, svogliatezza, apatia, demotivazione, diminuzione della quantità e qualità del sonno, ansia e depressione.
- A ciò si aggiunge l’impossibilità di fare sport e attività socializzanti.
- Episodi di cyberbullismo: contro la DaD i bulli hanno fondato gruppi sui social network, preso di mira le loro vittime nelle classi virtuali, interferito con le lezioni on line con lo “Zoombombing”, ovvero gli attacchi hacker sulle piattaforme digitali attraverso cui i teppisti irrompono durante le lezioni ostacolandone il proseguimento.
- Mancanza di relazioni sociali dirette e reali, indispensabili per l’equilibrato sviluppo dei ragazzi. Aumento delle patologie depressive dei ragazzi.